sabato 22 novembre 2008

Un funerale, il freddo


C'era tanta gente oggi pomeriggio al funerale. Ce n'era cosi' tanta da non starci tutta in chiesa. Ed allora hanno aperto la parete scorrevole. Quella che aprono, di solito, solo d'estate, un po' perche' d'estate e' caldo, un po' perche' solo d'estate nel mio quartiere c'e' cosi' tanta gente che va a messa da riempire quella chiesa altrimenti enorme.
Si' perche' qua, in questo posto della riviera, si vive nella schizofrenia del sovrapopolamento estivo e del deserto dei mesi invernali.
Non dico dei mesi freddi: ormai il vero freddo non arriva mai, davvero. Eppure oggi pomeriggio, un po' per i nuvoloni neri un po' per il vento, forse un po' anche per il silenzio di tutta quella gente, il freddo dei novembre di una volta, mi sembrava che fosse tornato.
Io non ti conoscevo bene, anzi appena. Era una di quelle conoscenze di vista, di citta', di quelle superficialissime, da non arrivare nemmeno allo scambio di un saluto quando ci si incontrava occasionalmente. Ma ti avevo visto abbastanza spesso da sapere che di mestire facevi la albergatrice, chi era tuo marito e che avevate un cane lupo. Abitavi qua vicino in una viuzza che ho percorso tante volte, sin da bambino, quando andavo a trovare i miei nonni. Il resto su di te lo ho appreso dai giornali. Dopo.
E ti ho visto anche quella mattina, pochi minuti prima che tuo marito ti ammazzasse a fucilate.
Ero sceso al bar di sotto per comprare del latte. Sei arrivata con il viso scuro, triste. Si capiva che c'era qualcosa che non andava e tu hai mormorato una frase, alla barista, dicendo che era un momentaccio o qualcosa del genere.
Io ho trovato naturale pagare il latte ed andarmene. In fondo non eravamo amici, nemmeno ci si salutava.
Oggi alla luce di quello che e' successo sento una specie di rimorso. Avrei potuto fare qualcosa per modificare il corso del destino? Mi e' venuto in mente questo pensiero non perche' abbia normalmente paranoie auto-colpevoliste o manie di protagonismo, ma perche' proprio davanti a casa nostra abita la Maria. Cosa c'entra la Maria?
La Maria e' una signora anziana, una vecchia cattolichina, di quelle che sono capaci di fermarti e ti raccontano cose, ti fanno domande e soprattutto ti salutano sempre anche se ti conoscono appena. Ora si puo' essere indotti a pensare che le persone anziane tipo la Maria, siano delle persone invadenti, impiccione, talvolta anche rompiballe. Si potrebbe anche liquidarle attribuendo il loro comportamento al fatto che sono anziane e quindi insicure e che tutta questa espansivita' deriva dal fatto che in fondo si sentono sole e deboli ed hanno bisogno degli altri. Mi sono convinto invece, che questa differenza, questa anomalia tra "noi" giovani e quella generazione di vecchi (sto parlando dei vecchi che hanno vissuto la ultima guerra mondiale) sia piu' dovuta a fattori sostanziali che non accidentali o temporali. E' dovuta ad una differenza culturale che rende noi diffidenti ed indifferenti rispetto agli altri, anche ai nostri vicini, mentre rende loro vicini al prossimo ed aperti.
Mi ha fatto pensare anche quella affermazione di un bravo prete che raccontava della gente che si saluta sempre in montagna e non si saluta mai in citta'.
Ecco. Allora mi sono chiesto se le cose avrebbero potuto andare diversamente se invece di incontrare me, al bar di sotto, lunedi' mattina scorsa tu avessi incontrato la Maria od io mi fossi preso la briga di chiederti cosa c'era che non andava. Mi chiedo se in generale la nostra societa' potrebbe essere migliore se prendessimo esempio dalla Maria. Non lo so, ovviamente, e' solo una domanda retorica quella che faccio. Comunque credo che se ti avessi parlato, ed anche le cose fossero andate, poi, allo stesso modo, oggi sarei stato altrettanto triste ma avrei sentito un po' meno freddo.

1 commento:

Unknown ha detto...

Si, io sono dell'opinione che farsi un po' degli affari degli altri fa bene, .... anche senza facebook

Ettore