martedì 18 marzo 2008

Cattolica e la vendita delle farmacie comunali

Nel seguito tento di elencare in modo il più neutro possibile alcuni dati di fatto raccolti tramite interviste, domande e documenti trovati in rete.


  1. Il Comune di Cattolica è titolare di due licenze per la gestione di farmacie.

  2. Nella città di Cattolica sono presenti, in totale, 4 farmacie ed un paio di parafarmacie, una ulteriore farmacia si trova nel territorio del Comune di San Giovanni ma è di fatto cattolichina.

  3. I due eserizi commerciali comunali sono localizzati (i locali sono in affitto) in zone di sicuro interesse commerciale (la prima nella zona turistica e l'altra in prossimità di un centro commerciale).

  4. Le due farmacie impegano 6 dipendenti comunali ed hanno un utile (al netto delle tasse) di circa 260 mila euro all'anno (2004);

  5. Il fatturato e' calato negli ultimi anni da 2.9 milioni di euro a 2.5 milioni di euro;

  6. I dati relativi alla prima ipotesi di vendita sono ben riassunti da questo documento: http://www.stradeaperte.it/Archivio/2006.2/index.php?articolo=02

  7. Siamo al terzo bando per la alienazione delle farmacie: http://perdavvero.googlegroups.com/web/AVVISO%20PUBBLICO%20-%20FARMACIE.pdf?gda=EsksA08AAAA-A0ZH8JixKq7PdR0vkyS4f_2Txfp9N8B539J4HAYdtGG1qiJ7UbTIup-M2XPURDTFGpwIQB9E83L3_DKpvMzrA7gMCqRlyj2QuqESxyjTsA

  8. Facciamo alcuni conti ragioneristici ipotizzando che il guadagno annuale delle farmacie rimanga costante nei prossimi 50 anni. Se si effettua l'attualizzazione di un flusso di incassi a rata costante di 260K€/anno per 50 anni al 4% (equivalente a tenere le farmacie senza venderle) si ha un valore attualizzato del guadagno delle farmacie di 5.585.368 euro. Ho pubblicato, a seguito del commento di Tama, un foglio excel contente alcuni scenari con i valori attuali risultanti a partire dall'ultimo bando: http://perdavvero.googlegroups.com/web/FarmaAttua_Ultimo.xls?gda=bUdsy0YAAADJiGQMT_DIxrLMckm22hNm6xVn3RFdDvORFpJ1uk2xPmG1qiJ7UbTIup-M2XPURDSLkq1lX_YF9kU--PaNJlMPGDlwM5PrZOeCCnvdp8dlMQ per chi non ha excel questo è il contenuto in valore del foglio di calcolo: http://perdavvero.googlegroups.com/web/FarmaAttua_Ultimo.htm?gda=1ZBHr0YAAADJiGQMT_DIxrLMckm22hNm7BEEP_rcI1PKc66mO_sezmG1qiJ7UbTIup-M2XPURDSLkq1lX_YF9kU--PaNJlMPHeb7xIFxvggPr3C8dIBV4Q
  9. Non sono determinati nel bando i termini del contratto di servizio ed i patti parasociali. Questo significa che l'eventuale partner privato effettua una offerta di acquisto senza sapere cosa effettivamente compra.

  10. Molti asseriscono che non ci sono attualmente reali ragioni di "carattere sociale" che giustifichino il mantenimento della proprietà delle farmacie in mano comunale.

  11. La vendita è stata fatta in unica soluzione per l'80% di tutte le farmacie comunali.

Alcune mie considerazioni:

  1. Premetto che non sono pregiudizialmente contrario alla vendita. Come si è più volte affermato, non vi sono delle reali ragioni "sociali" che richiedano e giustifichino che il Comune mantenga la gestione diretta delle farmacie comunali. Ad esempio le farmacie comunali non hanno la funzione di calmierare i prezzi (in certi casi sono più alti che negli altri esercizi commerciali privati. Ad esempio: il latte per noenati costa meno in alcuni supermercati). Le nostre farmacie non offrono un servizio necessario non altrimenti offerto da soggetti alternativi privati (ci sono altre farmacie e parafarmacie). A partire da queste considerazioni, credo che l'unico fattore che debba guidare la scelta se vendere o meno sia il mero calcolo economico. E qui pongo due domande: a) è conveniente vendere oggi le farmacie, b) è possibile determinare quali saranno le dinamiche che modificheranno nel futuro i ricavi delle farmacie?
  2. Al momento non mi pare che vi siano degli oggettivi vantaggi economici nella vendita delle farmacie secondo i criteri dell'ultimo bando, se le l'utile di questi esercizi commerciali sarà all'incirca invariante nel futuro e se l'utile annuo è di 260,000 euro al netto delle tasse. Come evidenziato dal calcolo attuariale, prescindendo dal fatto che i dipendenti delle farmacie rimarrebbero in carico al Comune e quindi rappresenterebbero un costo aggiuntivo per il bilancio comunale, costo che in questo momento è finanziato dall'incasso delle stesse farmacie, solo se il Comune riuscisse a strappare un prezzo di affitto di almeno
    € 2.331.141 e riuscisse ad avere un costo oportunità dle 5% ci sarebbe un pareggio rispetto a tenersi le farmacie.
  3. Oggi non mi pare si possa affermare che sarà certa una riduzione dei fatturati per le farmacie e questo per vari motivi: a) la popolazione italiana ha una età media elevata e quindi è prevedibile che il consumo dei farmaci non dimiuisca anche a fronte di un aumento del numero dei concorrenti. b) La concorrenza delle parafarmacie è stata già scontata. c) Le farmacie hanno una vasta fetta del loro fatturato che deriva da prodotti non strettamente farmaceutici (cosmetici e alimentari-integratori) che non avranno flessione. d) le farmacie godono del monopolio di posizione e le due comunali sono localizzate ottimamente. Comunque anche in uno scenario di calo del ricavo netto di questi esercizi avremmo valori attuali che calano sia per la soluzione "non vendiamo" che per la soluzione del "bando attuale", dove il grosso deriva dalla quota canone.
  4. La vendita viene fatta ancora al terzo tentativo, provando a vendere il tutto ad un solo partner e questo con due svantaggi: a) il fatto che il prezzo della base d'asta ostacola la partecipazione di più concorrenti all'asta invece di favorirla (è ovvio che più basso è il prezzo a base d'asta più è semplice trovare soggetti disposti all'acquisto); b) concentra nella mani di un solo soggetto almeno 2 farmacie su 5 a Cattolica; ed anche, molto probabilmente, visto che un pre-requisito per la partecipazione al bando è la presenza di un farmacista, va nella direzione di agevolare e non ostacolare la presenza di un unico soggetto che potrebbe controllare quasi completamente 3 farmacie (e forse 4 se arriverà la licenza ulteiore). Questo contravvendo alla logica di favorire la competizione ed evitare il monopolio di "posizione" locale nel settore.
  5. La reiterazione di bandi che non vanno a buon fine ha dei costi. Non ho capito, nel caso in cui l'asta non vada a buon fine chi si accolla il pagamento dell'advisor. Mi piacerebbe anche capire quanto l'advisor ha sin qui incassato a fronte di un nulla di fatto dal Comune.
  6. Se gli utili indicati sono al lordo delle tasse allora il discorso cambia al punto che la soluzione dell'ultimo bando sarebbe per il comune un ottimo affare (da un punto di vista puramente ragionieristico). Dal momento che il prezzo a base d'asta in questa ipotesi sarebbe molto superiore al valore necessario a rendere il canone annuo congruente al valore attuale del mantenimento della proprietà delel farmacie per intero. Ma in questo caso non mi soprenderei che nessun privato sia disposto a fare l'investimento.

La "bottom line" è che sono necessari ulteriori input e dati, anche solo per capire come stanno realmente le cose. E' fondamentale determinare se l'utile indicato è al netto delle imposte o no. Ed altrettanto importante è sapere qual è l'aliquota di tasse che il comune deve pagare sul prezzo corrisposto dal locatario della azienda.

Ho aggiunto altre considerazioni al commento di Marco Tamanti.

2 commenti:

Tama ha detto...

Non sono molto convinto sui conti che hai presentato.
ok sui 5.585.368, anche se nel calcolo non viene considerato l'aumento degli utili dovuto all'inflazione. Dunque stiamo supponendo inflazione nulla.
Invece nel caso di affitto per 50 anni abbiamo:
- 4% sui ricavi (2.500.000) all'anno che attualizzati fanno 2.148.218
- 20% sugli utili, che e' un 20% della somma precedente, cioe' 1.117.073
Totale 3.265.291
Dunque il valore conveniente di vendita delle farmacie sarebbe a 2.320.000.

In questo calcolo non vengono prese in considerazioni le tasse sugli utili.
Inoltre considerando anche l'inflazione che alza ogni anno il fatturato delle farmacie e l'utile, il risultato sarebbe ben diverso (sarebbe ancora piu' conveniente mantenerne la proprieta' completa).

Quello di cui non riesco a farmi un'idea e' come considerare il costo opportunita'. Perche' il 4%? Preso dal costo dei nostri mutui?

Come conteggiare il rischio che le farmacie rendano meno i prossimi anni? Come conteggiare la possibilita' che con la gestione privata sia gli utili che il fatturato possono aumentare considerevolmente?

rockala ha detto...

Ha ragione Tama, ho commesso alcuni grossolani errori di calcolo. Per questo ho provveduto a creare un foglio di calcolo excel nel quale ho provveduto ad esplicitare i valori attualizzati corretti in alcuni scenari dei valori del canone e base d'asta e del costo opportunità.

Per correttezza, nel caso qualcuno legga solo il post principale senza leggere i commenti, provvedo anche alla rettifica dei valori indicati inizialmente.

Tento invece in questa replica di motivare alcune delle scelte fatte per il calcolo:

1. >> In questo calcolo non vengono prese in considerazioni le tasse sugli utili.
Non ho ancora chiaro se l'utile indicato in 260.000 euro annuo è al netto delle tasse o meno. ho provato a fare i calcoli nel caso è[1] l'utile è al netto, e [2] l'utile è al lordo (con una ipotesi di una aliquota marginale al 35%).
Osservo che ho provato ad applicare l'effetto di una aliquota simile anche al valore attualizzato della vendita del 80%del capitale della società per 50 anni. A seconda se l'utile è al netto delle tasse o al lordo delle tasse le cose cambiano in modo sostanziale.

2. >> Inoltre considerando anche l'inflazione che alza ogni anno il fatturato delle farmacie e l'utile, il risultato sarebbe ben diverso (sarebbe ancora piu' conveniente mantenerne la proprieta' completa).
Ho considerato l’inflazione assente in quanto il reddito delle attivita’ commerciali risulta essere molto elastico (perfettamente?) rispetto all’aumento dei prezzi e quindi credo che si possa ragionare a valori costanti, nel confronto.

3. >> Quello di cui non riesco a farmi un'idea e' come considerare il costo opportunita'. Perche' il 4%? Preso dal costo dei nostri mutui?
Qual è il miglior tasso che il comune ha come alternativa? Credo che da un punto di vista strettamente finanziario sia:
- o la redditività in rapporto al capitale investito delle farmacie (che mi pare si possa quantificare attorno al 4-5% (se l'utile è al netto delle tasse))
- oppure al tasso di interesse passivo sui debiti che costiuiscono l'alternativa (si vende per abbattere il debito e anche qui siamo attorno al 4-5%).

4. >> Come conteggiare il rischio che le farmacie rendano meno i prossimi anni? Come conteggiare la possibilita' che con la gestione privata sia gli utili che il fatturato possono aumentare considerevolmente?
Per le ragioni esposte anche da Tonti (mercato maturo, il fatto che il farmaco è solo una parte piccola del fatturato, ci sono elementi di monopolio di posizione, ecc.) non credo sia realistico aspettarsi drastici crolli del fatturato delle farmacie. I vantaggi della gestione privata, da quanto emerso nella discussione non comparirebbere in larga misura (nero) a bilancio e quindi non avrebbero impatto su quanto riscosso con la soluzione di affitto d'azienda. Mi piace poi sottolineare che l'ipotesi che il privato guadagni facendo del nero mi fa rabbrividire per il fatto che l'evasione fiscale oltre ad essere moralmente inaccettabile è anche un costo oltre che per la collettività nazionale anche per l'ente comunale tra le cui entrate compaiono anche le tasse.

Finisco con una domanda. Cosa succederà ai dipendenti comunali attualmente impiegati nelle farmacie. A carico di chi saranno i costi delle loro retribuzioni?